
ALTA SCUOLA VERONELLI NETWORK
Vinidea:
l’assaggio è una forma di conoscenza
Vi presentiamo i partner in ambito formativo dell'Alta Scuola Veronelli
Vinidea partecipa alla realizzazione del Corso "Camminare le vigne" attraverso la presenza di un docente d'eccellenza: Giuliano Boni.
Vinidea nasce nel 1998 mettendo a frutto e unendo diverse esperienze professionali nel settore vitivinicolo.
Il suo obiettivo è il trasferimento di conoscenze e tecnologie tra i vari attori del mondo del vino. Si tratta di un Innovation Broker specializzato per il settore vitivinicolo.
In questi anni Vinidea ha costruito una consistente e solida rete di relazioni internazionali tra tecnici, ricercatori e aziende fornitrici, che è fonte continua e veicolo efficace di novità.
La missione di Vinidea è ridurre gli ostacoli al libero scambio di informazioni tecniche nel mondo del vino, siano essi di distanza, di lingua, di denaro o di tempo.
Nel 2002 Vinidea ha fondato la rivista “Infowine” che conta di numerose collaborazioni in Italia, Francia, Portogallo, USA, Argentina e Australia. La rivista pubblica contenuti in 6 lingue, ospita informazioni tecniche e scientifiche da tutto il mondo e le rende disponibili a decine di migliaia di tecnici in dozzine di paesi.
Abbiamo parlato della partnership tra ASV e Vinidea con Giuliano Boni che, per l'organizzazione, è il referente formazione.
Giuliano Boni, cosa ha avvicinato Vinidea all’Alta Scuola Veronelli?
Dobbiamo partire dalla collaborazione quasi storica in atto tra Vinidea e il Seminario Veronelli, che ci ha portato a condividere analisi e attività negli anni passati. Personalmente ho avuto anche il piacere e l’onore di conoscere Veronelli.
Al Seminario e all’ASV ci lega la comunanza di interessi e la medesima attenzione al settore. Il mondo del vino è qualcosa che, oltre al lato magico e suadente che conquista gli appassionati, ha e può avere delle solide basi di conoscenze che mettano in collegamento varie discipline, da quelle più tecniche a quelle culturali. In questo binomio, per noi indispensabile nell’approcciare il vino, sta il cuore della nostra partnership con l’ASV, che rappresenta oggi un interessante e ambizioso progetto di formazione.
Non vorrei tacere della sua location che pare perfetta: un luogo che invita al raccoglimento e alla concentrazione, molto adatto al un corso residenziale. Questo luogo, inoltre, conferisce un valore aggiunto alla qualità dell’insegnamento che diventa intriso di storia e bellezza.
Quali saranno gli argomenti delle lezioni che dedicherà ai corsisti ASV, ovvero quale il contributo portato da Vinidea all'ASV, in termini didattici?
Ai corsisti proporrò alcune lezioni che condensano molti anni di esperienza formativa. Si tratta di idee elaborate e sviluppate anche con collaborazioni internazionali che rappresentano oggi lo stato dell’arte e delle conoscenze nel mondo degli aromi, un approccio pratico che si basa sul lavoro dei nostri sensi per costruirsi una personale scala di riferimento indispensabile per approcciare ogni vino, in diverse situazioni.
Ci può fare un esempio di cosa si intende per “costruirsi una personale scala”?
Parlando di difetti dei vini ogni tanto capita che le persone indichino il medesimo difetto con similitudini diverse. Si tratta della stessa cosa, rilevabile chimicamente, ma viene descritta diversamente.Un esempio: la presenza di Brettanomyces
può far emergere sensazioni olfattive diverse come cerotto, stalla, sudore… ma la molecola a cui ci riferiamo è la stessa, ed in effetti produce tutte quelle sensazioni olfattive, ma ognuno può percepirne solo una o due. L’importante è chiarire il collegamento. L’importante è che ad ognuna sia chiara la sua scala di riferimenti, tutti collegabili a una precisa misurazione ma al tempo stesso plasmati sulla propria sensibilità.
Quanto conta, in questo quadro di approccio al vino, la soggettività?
Si tratta di una domanda destinata a restare senza risposta.
L’esperienza dell’assaggio è classicamente soggettiva. Una parte deriva dal patrimonio genetico, c’è una parte di “predisposizione all’assaggio”. Ma attraverso un allenamento è possibile migliorare di molto le proprie prestazioni olfattive. È questo allenamento che porta a sviluppare la sensorialità, che, anche per i semplici appassionati, dicventa uno strumento che sostiene e alimenta il piacere.
Se l’assaggio diventa invece utile o centrale nell’esercizio della propria professione, lo si può trasformare in uno strumento di misura professionale, che implica un percorso in cui tale misurazione nasce da un’individuazione comune, se non univoca. L’assaggio allora può diventare uno strumento di misurazione molto preciso, non più vincolato alla soggettività.
Sebbene poi, quando si descrive un vino, accade spesso che possa entrare la poesia, l’evocazione, a torto o ragione. Ci sono bravi degustatori che non sono bravi comunicatori e, viceversa, ci sono degustatori mediocri che sanno incantare, magari anche dicendo sciocchezze. A volte si gioca molto sulla situazione e, laddove manchi la possibilità di controprova, è più facile improvvisare e persino inventare.